tendinopatia calcifica

Tendinopatia calcifica di spalla: Come guarire velocemente

La tendinopatia calcifica di spalla, detta anche, detta anche tendinosi calcifica o tendinite calcifica, è una patologia che si può trovare a livello della spalla ma è anche in tutto il corpo. La tendinopatia calcifica della spalla rientra nella vasta categoria di disturbi della cuffia dei rotatori, soprattutto a livello del muscolo sovraspinoso (ecco perche in moti la chiamano calcificazione del tendine sovraspinato). Solitamente, la diagnosi avviene mediante l’utilizzo di imaging, in particolare attraverso radiografie per evidenziare la presenza di calcificazioni, integrate dalla risonanza magnetica per valutare eventuali patologie concomitanti a livello della spalla.

Sebbene questa forma di tendinosi calcifica tenda a risolversi spontaneamente in alcuni pazienti, può anche causare una persistenza del dolore che limita le attività quotidiane e contribuisce all’assenteismo lavorativo. Pertanto, per il fisioterapista, è essenziale comprendere i principi diagnostici e riabilitativi. Riguardo al trattamento, non è ancora chiaro qual è la scelta ottimale, ma l’approccio conservativo rimane la preferenza, mentre la chirurgia viene suggerita solo nei casi in cui il trattamento conservativo non sia efficace.

Tendinopatia calcifica: Conosciamola meglio

La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori della spalla rappresenta una condizione dolorosa, costituita dalla presenza di accumuli di calcio. Queste calcificazioni si sviluppano nella porzione intermedia o all’inserzione dei tendini della cuffia dei rotatori, in particolare nel muscolo sovraspinato con una localizzazione generalmente a 1-2 cm dalla grande tuberosità della testa dell’omero. Le calcificazioni sono presenti in misura minore nell’infraspinato, rare nel sottoscapolare e nel piccolo rotondo. Questi depositi calcarei consistono principalmente in cristalli o forme amorfe di idrossiapatite che si accumulano in questa regione.

Attualmente, l’esatta origine della tendinite calcifica rimane un argomento di dibattito. Varie teorie sono state proposte per spiegare la sua patogenesi, inclusi fattori degenerativi (che possono portare ad una tendinopatia degenerativa), lesioni ripetute, morte cellulare dei tenociti (i tenociti sono cellule specializzate del tessuto connettivo, presenti nei tendini, che svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della struttura e della funzionalità del tendine, contribuendo alla sua riparazione e rigenerazione) e ossificazione endocondrale, ma nessuna di queste è universalmente accettata.

Secondo la teoria del continuum di Cook e collaboratori, la tendinopatia calcifica della spalla potrebbe derivare da un malfunzionamento del processo di rigenerazione cellulare. In questo contesto, le cellule staminali dei tendini (TSCs) avrebbero un ruolo chiave, causando una differenziazione anormale dei tenociti sotto stress meccanico eccessivo. Normalmente, le TSCs si trasformano in nuovi tenociti che aiutano nella riparazione e adattamento del tendine. Tuttavia, in condizioni di sovraccarico, le TSCs possono evolversi in condrociti o osteoblasti, portando a metaplasia condromatica e ossificazione, e alla formazione di depositi calcifici nel tendine. Questa ipotesi è considerata cruciale per capire la patologia a livello istopatologico.

Possiamo trovare tre fasi evolutive di questa patologia: pre-calcifica, calcifica e post-calcifica.

  • La fase pre-calcifica è caratterizzata da metaplasia fibrocartilaginea dovuta a cambiamenti meccanici e metabolici nel tendine.
  • La fase calcifica si suddivide in tre sottofasi: formazione, riposo e riassorbimento. Nella fase di formazione, il calcio viene secretato dalle cellule e si deposita, ma non è ancora mineralizzato. Il processo di calcificazione inizia nella fase di riassorbimento, che è anche la più dolorosa e corrisponde alla tendinite calcifica effettiva della spalla.
  • La fase post-calcifica vede la scomparsa del calcio solidificato e la fine del dolore.

Tendinopatia calcifica: Cause

La scarsa vascolarizzazione del tendine, una lesione del tendine pregressa, e un’anomala differenziazione cellulare sotto stress meccanico, con le cellule staminali dei tendini che si trasformano incondrociti o osteoblasti anziché in tenociti, sono considerate la principali cause del mancato ripristino del tendine. Il dolore, spesso non accompagnato da limitazione di movimento, sembra derivare dalla fase di riassorbimento, in cui il tendine inizia una reazione infiammatoria per eliminare i depositi di calcio. La dimensione, la posizione e la frammentazione dei depositi di calcio sono correlate al dolore del paziente. I sintomi possono anche includere spasmi muscolari, infiammazione della borsa sub-acromiale, tendinopatia del bicipite, capsulite adesiva secondaria e lesioni gravi della cuffia dei rotatori.

tendinopatia calcifica di spalla

Tendinopatia calcifica: Come viene diagnosticata?

La diagnosi di tendinopatia calcifica della spalla si basa su vari approcci. Inizialmente, si considerano i fattori di rischio interni (come il sesso femminile, l’età tra i 30 e i 60 anni, e la presenza di patologie diabetiche o tiroidee) e esterni (attività lavorative che comportano una posizione prolungata delle braccia).

La presentazione clinica e i sintomi variano a seconda della fase della patologia. Durante la fase acuta, i pazienti spesso sperimentano un dolore severo alla spalla, che può durare da tre settimane a sei mesi, con rigidità e potenzialmente spasmi muscolari.

Dal punto di vista degli strumenti diagnostici, la radiografia è il principale mezzo utilizzato, con particolare attenzione alle proiezioni antero-posteriori. L’ecografia è efficace nell’identificazione e nella localizzazione delle calcificazioni, anche di piccole dimensioni, e può essere utile per valutazioni dinamiche della spalla e per distinguere altre condizioni. La risonanza magnetica è utile nei casi cronici per differenziare altre patologie specifiche della spalla, ma non è considerata essenziale per la diagnosi iniziale.

Nonostante l’utilità dell’imaging, una parte della letteratura sottolinea che la presenza clinica della tendinopatia calcifica non è sempre chiaramente distinguibile da altri disturbi simili. I test diagnostici ortopedici, inoltre, non sono sempre applicabili e possono non fornire un quadro completo della situazione.

Infine, l’anamnesi gioca un ruolo determinante nel processo diagnostico. Un’etichetta diagnostica di “tendinopatia calcifica” può essere controproducente, indirizzando l’attenzione su una deformità strutturale piuttosto che su un approccio riabilitativo più efficace basato sulla differenziazione tra red flags, patologie specifiche della spalla e dolore aspecifico della spalla.

Tendinopatia calcifica: Quali sono i sitomi?

La tendinopatia calcifica della spalla si caratterizza per un insieme di sintomi che possono variare notevolmente a seconda della fase della patologia. Nella fase acuta, i pazienti possono esperire un dolore intenso e severo nella zona della spalla. Questo dolore, solitamente localizzato sopra la spalla, può estendersi fino alla radice nervosa del collo e può essere accompagnato da rigidità, in particolare nell’area di inserzione del muscolo sovraspinato.

Altri sintomi possono includere difficoltà nei movimenti del braccio sopra la testa e spasmi muscolari. Questi sintomi, benché intensi, tendono a ridursi man mano che la patologia evolve.

Tendinopatia calcifica: Trattamento fisioterapico o chirurgia?

L’approccio terapeutico alla tendinosi calcifica della spalla si concentra principalmente sul trattamento non invasivo. Questo include l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei, specialmente nelle fasi iniziali della malattia, e viene accompagnato da una fisioterapia specifica per evitare l’indurimento delle articolazioni. Le recenti ricerche suggeriscono che la terapia con onde d’urto extracorporee e il needling sotto guida ecografica possono essere efficaci.

La chirurgia per rimuovere i depositi di calcio, sia tramite tecniche a cielo aperto che artroscopiche, è considerata solo dopo che i metodi conservativi non hanno avuto successo. I fattori che possono influenzare negativamente il risultato del trattamento conservativo includono la presenza di calcificazioni su entrambi i lati, la loro vicinanza al soffitto acromiale, e un grande volume di calcificazione. Nel complesso, la terapia conservativa mostra risultati positivi nella maggior parte dei casi.

Nella fase acuta della malattia, l’obiettivo principale è ridurre il dolore, che può essere raggiunto attraverso l’uso di farmaci anti-infiammatori. Il trattamento fisioterapico per questa condizione della spalla dovrebbe includere l’educazione del paziente sulla malattia, consigli su come gestire i carichi e informazioni sull’evoluzione della malattia, oltre alla desensibilizzazione al dolore, specialmente nelle fasi acute, attraverso tecniche di modifica dei sintomi o, se necessario, la mobilizzazione articolare, l’esercizio terapeutico e il trattamento dei tessuti molli.

Le onde d’urto hanno mostrato efficacia nel trattamento della tendinite calcifica, migliorando il dolore, l’ampiezza del movimento e lo stato funzionale, sebbene vi sia ancora discussione sulla durata e intensità del trattamento.

Il needling guidato dall’ecografia è un approccio minimamente invasivo utilizzato per le tendinopatie calcifiche della cuffia dei rotatori, mostrando buoni tassi di successo e una riduzione nella dimensione della calcificazione. Questa tecnica include l’infiltrazione anestetica e la rimozione del deposito calcifico sotto guida ecografica. Tuttavia, gli effetti a lungo termine di questa procedura non sono ancora completamente chiari.

Il trattamento chirurgico è un’opzione per i pazienti che non rispondono alla terapia conservativa. La procedura artroscopica è spesso preferita per il minor rischio di complicazioni e per risultati comparabili alla chirurgia a cielo aperto. Ci sono ancora incertezze riguardo la quantità di calcificazioni da rimuovere, la necessità di suturare il tendine lesionato dopo l’operazione e l’opportunità di eseguire ulteriori procedure chirurgiche.

Tendinosi calcifica: Vediamo qualche esercizio

 

 

 

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Conclusioni

La tendinopatia calcifica di spalla è una condizione comune e dolorosa caratterizzata da depositi di calcio nella cuffia dei rotatori. Il processo diagnostico dovrebbe concentrarsi su una valutazione attenta dei fattori di rischio interni ed esterni e su un’indagine anamnestica per escludere patologie gravi. Il trattamento conservativo, che include l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei e fisioterapia, è generalmente consigliato. Tecniche come le onde d’urto e il needling guidato da ecografia possono essere utili. Il trattamento chirurgico è considerato solo se il trattamento conservativo non ha successo entro sei mesi.

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