gambe storte

Gambe Storte: Ha Senso Correggerle?

C’è un momento, spesso inatteso, in cui lo sguardo si sofferma un po’ più a lungo del solito sulle proprie gambe storte. Può succedere davanti allo specchio, magari mentre ci si prova un paio di pantaloni in un camerino, o dopo aver scattato una foto in spiaggia. Basta un dettaglio – uno spazio più marcato tra le ginocchia, una linea che devia lievemente – perché si faccia strada un pensiero silenzioso ma insistente: “E se avessi davvero le gambe storte?”

Non è solo una questione di parole. “Gambe storte”, come ci spiega il dott. Diprè Stefano fisioterapista a Milano, è un’espressione che racchiude percezioni, giudizi, insicurezze. Si parla anche di gambe curve, gambe arcuate, gambe a parentesi. Termini popolari, sì, ma che raccontano qualcosa di più profondo: la sensazione di avere un corpo che devia da una norma invisibile ma interiorizzata. Un corpo che, crescendo, ci si aspettava dritto, simmetrico, definito.

E invece no. La forma delle gambe, come quella di ogni parte del corpo, è il risultato di un equilibrio delicato tra eredità genetica, adattamenti biomeccanici, gesti ripetuti ogni giorno, scarpe indossate troppo a lungo, sport praticati intensamente o mai praticati affatto. Camminiamo, ci sediamo, ci muoviamo: il corpo si plasma, risponde, si adatta. E a volte, lo fa in modo visibile.

Quella che chiamiamo “gamba storta” non è solo una deviazione dell’asse meccanico. È una storia che il corpo racconta, anche quando non ce ne accorgiamo.

Gambe Storte: Cosa Osservare?

Nell’immaginario collettivo, le gambe dritte sono quelle che disegnano una linea continua e armoniosa dalla coscia al piede, senza deviazioni, senza interruzioni evidenti. Un asse perfetto che incarna un’idea di simmetria tanto diffusa quanto idealizzata. Eppure, nella pratica clinica, questa configurazione ideale è sorprendentemente rara. La realtà anatomica umana è molto più variegata, e ciò che spesso viene percepito come “storto” non è altro che una delle molteplici espressioni della variabilità morfologica del corpo.

Quando ci si osserva frontalmente, a piedi nudi, con le gambe rilassate e allineate, possono emergere due configurazioni frequenti. In alcuni casi, si nota una curvatura verso l’esterno: le ginocchia storte si allontanano tra loro mentre le caviglie si toccano o si avvicinano. In altri, è il contrario: le ginocchia si avvicinano o si toccano, mentre le caviglie restano distanti, talvolta anche diversi centimetri. Entrambe queste disposizioni non sono semplici variazioni estetiche, ma riflettono deviazioni assiali dell’arto inferiore, ben note in ortopedia.

Quando la curvatura avviene verso l’esterno, si parla di ginocchio varo. È il classico aspetto delle cosiddette “gambe ad arco” o “gambe a parentesi”, dove la tibia e il femore formano un angolo aperto lateralmente. Questa condizione può essere congenita, familiare, oppure acquisita nel tempo, spesso influenzata da sport che impongono carichi asimmetrici (come il calcio o il sollevamento pesi), da posture scorrette o da alterazioni biomeccaniche non corrette in età evolutiva. È una conformazione più comune negli uomini e tende, se pronunciata, a spostare il carico articolare verso il compartimento interno del ginocchio, predisponendo con gli anni a quadri di artrosi mediale.

All’opposto si colloca il ginocchio valgo, dove le gambe disegnano una figura a “X”: le ginocchia si toccano, mentre le caviglie restano aperte. In questo caso, la deviazione dell’asse è verso l’interno, con un sovraccarico funzionale che si concentra sul compartimento laterale del ginocchio e sull’articolazione femoro-rotulea. Questa configurazione è più frequente nel sesso femminile, anche per motivi legati alla conformazione del bacino e alle dinamiche posturali tipiche dell’adolescenza.

Va detto con chiarezza: né il ginocchio varo né il gino

Origini e cause delle Gambe Storte

Non esiste una sola spiegazione per la comparsa delle gambe arcuate. Piuttosto, è il risultato di un intreccio di fattori:

  • In molti casi, la conformazione dell’asse degli arti è geneticamente determinata: alcuni nascono con una predisposizione a sviluppare un certo grado di curvatura.

  • Durante la crescita, la postura, le calzature, l’attività fisica e persino lo stile di seduta possono influenzare lo sviluppo dell’allineamento femoro-tibiale.

  • Ci sono condizioni specifiche, come il rachitismo o fratture mal consolidate, che possono determinare deviazioni permanenti.

  • E infine c’è il tempo, che agisce sulle articolazioni. Negli adulti, in particolare negli uomini, la comparsa di gambe storte può essere legata all’usura di un solo compartimento del ginocchio, come accade in alcuni casi di artrosi mediale.

Le gambe cambiano, talvolta lentamente, quasi impercettibilmente. Ma quando il corpo si abitua a camminare su un asse sbilanciato, le conseguenze non si fermano al solo aspetto estetico: si spostano carichi, si modificano gli appoggi, si alterano le catene muscolari.

gambe brutte

Come correggere le Gambe Storte: Tra realismo e possibilità

La possibilità di correggere le gambe storte non è una questione di volontà o di esercizi generici trovati online, ma il risultato di una valutazione attenta e individualizzata che tiene conto di molteplici variabili. Età, grado di deviazione assiale, presenza di sintomi (come dolore o affaticamento), stato articolare (soprattutto del ginocchio) e aspettative personali sono tutti elementi che contribuiscono a definire il percorso più adatto.

Nei bambini e negli adolescenti: un corpo ancora in evoluzione

Durante l’infanzia e la prima adolescenza, la morfologia delle gambe è in continuo cambiamento. È normale, ad esempio, che un bambino di 2-3 anni presenti un certo grado di ginocchio varo (le gambe ad arco), così come è frequente che tra i 4 e i 7 anni si osservi un lieve ginocchio valgo (le ginocchia si toccano mentre le caviglie restano separate). In molti casi si tratta di fasi fisiologiche dello sviluppo dell’asse meccanico degli arti inferiori, che tendono a risolversi spontaneamente con la crescita, senza bisogno di alcun intervento.

Tuttavia, ci sono condizioni in cui la deviazione non rientra, o addirittura peggiora. In questi casi, una valutazione ortopedica e un percorso fisioterapico sono fondamentali per comprendere se vi siano cause strutturali (come dismetrie, deformità scheletriche, patologie ossee o alterazioni neuromotorie) che giustifichino un intervento precoce. La strategia correttiva può includere:

  • Ortesi personalizzate per guidare la crescita e correggere parzialmente l’asse

  • Plantari su misura in presenza di alterazioni del piede che influenzano la meccanica globale

  • Esercizi posturali e di rinforzo muscolare con il fisioterapista volti a stimolare un migliore controllo motorio, soprattutto in fase prepuberale

È importante sottolineare che qualsiasi intervento deve essere guidato da un professionista esperto in età evolutiva: non tutte le gambe storte nei bambini vanno corrette, e agire in modo inappropriato può essere più dannoso che utile.

Negli adulti: correggere non significa modificare l’osso, ma riequilibrare il sistema

Con il completamento della crescita, l’asse delle gambe diventa strutturalmente definito. A quel punto, non è più possibile “modellare” le ossa attraverso metodi conservativi. Ma ciò non significa che non si possa fare nulla. Al contrario: negli adulti, il lavoro si sposta su un piano funzionale, dove l’obiettivo non è “raddrizzare” l’osso, ma compensare biomeccanicamente la deviazione, ottimizzando il carico articolare, riducendo lo stress meccanico e migliorando l’aspetto estetico del movimento.

Le strategie non chirurgiche più efficaci includono:

  • Rinforzo muscolare selettivo: lavorare sui gruppi muscolari che sostengono e guidano l’arto inferiore — come il quadricipite femorale, i glutei e gli abduttori dell’anca — è essenziale per redistribuire le forze in modo efficiente

  • Controllo motorio in catena cinetica: molti disallineamenti non derivano solo dalla forma ossea, ma da un cattivo controllo neuromuscolare. Educare il paziente a muoversi meglio può ridurre il carico patologico

  • Rieducazione del gesto motorio: per chi pratica sport o attività fisica, adattare i movimenti — ad esempio la corsa, lo squat o il salto — può ridurre il rischio di sovraccarico e infortunio

  • Lavoro sull’assetto posturale globale: comprendere come bacino, rachide e caviglie interagiscono con le gambe consente un intervento integrato, che supera la logica del “problema localizzato”

Va chiarito: questo tipo di lavoro non “raddrizza” le gambe in senso assoluto, ma può modificare in modo significativo l’aspetto dinamico dell’arto, migliorando la percezione estetica, riducendo i sintomi e prevenendo l’aggravarsi della situazione.

Gambe Storte: Quando la Chirurgia Diventa Un’opzione

Esistono condizioni in cui la deviazione assiale è così marcata — o così sintomatica — da non poter essere gestita solo con la fisioterapia. In questi casi, si valuta l’opzione chirurgica.

L’intervento più comune è l’osteotomia correttiva, che consiste nel modificare l’angolazione dell’osso (di solito la tibia) per riportare il carico del ginocchio in una zona più fisiologica. È un intervento indicato in soggetti giovani o attivi, con deviazione significativa ma ancora con una cartilagine articolare parzialmente conservata. Se invece è presente una artrosi avanzata, si può ricorrere all’impianto di una protesi monocompartimentale (solo su un lato del ginocchio) o totale, nei casi più severi.

Tuttavia, la chirurgia è una scelta da ponderare con attenzione, mai una soluzione “automatica”. Richiede valutazioni cliniche, radiografiche e funzionali approfondite, oltre a un dialogo aperto tra medico e paziente sugli obiettivi reali dell’intervento: alleviare il dolore? Migliorare la mobilità? Correggere l’estetica?

I rimedi per le gambe storte: esistono davvero?

La ricerca online di “rimedi gambe storte” restituisce una marea di esercizi, consigli posturali, strategie con elastici o stretching. È bene chiarire: nessun esercizio può raddrizzare un osso deviato in maniera strutturale. Ma ciò non vuol dire che il movimento sia inutile.

Al contrario: il lavoro muscolare può compensare gli squilibri, prevenire dolori futuri, migliorare l’estetica del cammino e ridurre l’impatto visivo della curvatura.

Per questo è fondamentale distinguere tra correzione ortopedica e gestione funzionale. In molti casi, un percorso personalizzato con un fisioterapista è la via più efficace e rispettosa per il corpo.

Estetica, movimento, identità: il valore di una consulenza

Convivere con le gambe storte in età adulta può diventare un’abitudine silenziosa. Ci si adatta. Si scelgono pantaloni più ampi, si evitano certe foto, si cambia modo di camminare senza nemmeno accorgersene. Negli uomini, soprattutto, è facile che il tema venga minimizzato, archiviato come una semplice caratteristica fisica, qualcosa con cui si è nati e con cui si è destinati a convivere.

Eppure il corpo non è immobile. Anche dopo la crescita, anche ben oltre l’adolescenza, il corpo continua a rispondere, a evolversi, a modificarsi. Ed è proprio nel momento in cui si smette di inseguire un ideale estetico irraggiungibile, che si può iniziare a cercare un nuovo equilibrio: non la perfezione, ma un’armonia funzionale tra struttura, movimento e consapevolezza.

Rivolgersi a un professionista — che sia un fisioterapista, un ortopedico o un esperto in postura — non significa necessariamente intraprendere un percorso invasivo o orientato all’intervento chirurgico. A volte, tutto comincia con un’osservazione accurata, con una camminata analizzata nel dettaglio, con un semplice test in posizione eretta. Basta poco per cogliere segnali che, fino a quel momento, erano rimasti sullo sfondo: un appoggio asimmetrico, una rotazione del bacino, un piccolo sovraccarico che nel tempo può fare la differenza.

Quella valutazione iniziale può diventare il primo passo per riconnettersi con il proprio corpo, per comprenderne le esigenze, per ascoltarne i limiti ma anche le risorse. E spesso, già questo basta a cambiare sguardo: si smette di vedere le gambe storte come un difetto da nascondere e si comincia a leggerle come una traiettoria da comprendere, da accompagnare, da armonizzare.

Conclusione

Ogni ginocchio storto ha la sua storia. Ci sono quelle che nascono da un’eredità familiare, quelle che si sono modificate nel tempo per compensare un dolore, quelle che raccontano anni di sport o di sedentarietà. Alcune sono silenziose, altre si fanno sentire ogni giorno, con piccoli dolori, affaticamenti, fastidi che sembrano normali. Ma tutte meritano attenzione.

E forse, prima ancora di pensare alla correzione, al miglioramento o alla chirurgia, serve un cambio di prospettiva. Non si tratta solo di allineare un segmento osseo. Si tratta di rimettere in asse la percezione di sé, il modo in cui ci si muove, ci si guarda, ci si prende cura del proprio corpo. Un gesto di rispetto, prima ancora che una scelta terapeutica.

E questo percorso può cominciare oggi. Con un’osservazione più gentile, una domanda in più, una consulenza. Perché il corpo, se ascoltato, sa ancora cambiare.

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Bibliografia