
Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare
Ernia del disco lombare, cosa non fare?
Questa è la domanda che tutti si fanno in caso id ernia lombare. L’ernia discale lombare, come ci racconta il dott. Stefano Diprè del centro fisioterapico a Milano, si manifesta quando il disco intervertebrale, una struttura fibrocartilaginea che funge da ammortizzatore tra una vertebra e l’altra, subisce un danno strutturale significativo. In condizioni fisiologiche, ogni disco è composto da due elementi principali: l’anulus fibroso, una robusta struttura esterna costituita da strati concentrici di fibre collagene, e il nucleo polposo, una sostanza interna gelatinosa che contribuisce alla capacità del disco di assorbire e distribuire le sollecitazioni meccaniche quotidiane.
Quando l’anulus fibroso subisce un indebolimento o una lacerazione, a seguito di stress ripetuti, sovraccarichi improvvisi o fenomeni degenerativi legati all’invecchiamento, il nucleo polposo può fuoriuscire parzialmente dalla sua sede naturale. Questo fenomeno patologico prende il nome di erniazione discale. Una volta che il materiale discale migra verso l’esterno, spesso invade lo spazio occupato dalle radici nervose spinali adiacenti, esercitando su di esse una compressione che determina la comparsa dei sintomi tipici dell’ernia lombare.
Le ernie lombari più frequentemente osservate nella pratica clinica coinvolgono in particolare gli spazi intervertebrali L4-L5 e L5-S1. La ragione di questa prevalenza risiede nel fatto che tali livelli lombari subiscono fisiologicamente le maggiori sollecitazioni biomeccaniche, in quanto costituiscono le sedi di transizione tra la colonna lombare, dotata di grande mobilità e capacità di carico, e il sacro, struttura più rigida e stabile. Di conseguenza, queste zone sono particolarmente vulnerabili a fenomeni di usura, deterioramento e, appunto, erniazione.
Dal punto di vista clinico, l’ernia discale lombare si manifesta tipicamente con sintomi ben definiti, tra cui dolore intenso e spesso irradiato (comunemente definito lombosciatalgia), alterazioni della sensibilità, formicolii, debolezza muscolare e difficoltà nel movimento. La localizzazione e l’irradiazione dei sintomi dipendono direttamente dalle radici nervose coinvolte dalla compressione, rendendo possibile identificare con buona precisione la sede del danno anche soltanto attraverso l’analisi clinica dettagliata della sintomatologia.
Ernia del Disco Lombare Cosa Non Fare: Cause e Fattori di Rischio
L’insorgenza di un’ernia discale lombare non è mai il risultato di una singola causa, bensì il prodotto di diversi fattori che, combinati tra loro nel tempo, favoriscono la progressiva degenerazione strutturale e la successiva erniazione del disco intervertebrale.
Innanzitutto, il processo di disidratazione discale rappresenta un importante fattore causale, strettamente correlato all’invecchiamento naturale dei tessuti. Con il passare degli anni, infatti, il disco subisce una progressiva perdita di acqua e proteoglicani, elementi essenziali per mantenere elasticità, idratazione e resistenza meccanica. Questa alterazione fisiologica della composizione chimica e strutturale rende il disco meno capace di sopportare carichi e sollecitazioni quotidiane, incrementandone la vulnerabilità a lesioni e rotture dell’anulus fibroso.
In secondo luogo, alcuni tipi di movimenti ripetuti e scorretti costituiscono un significativo fattore di rischio meccanico per lo sviluppo dell’ernia lombare. In particolare, torsioni ripetute del busto combinate con sollevamenti frequenti di carichi pesanti oltre le proprie capacità, possono provocare microtraumi cumulativi che progressivamente indeboliscono le fibre dell’anulus fibroso. Con il tempo, tali microlesioni si estendono fino alla formazione di veri e propri punti di cedimento strutturale, attraverso i quali il nucleo polposo può fuoriuscire (e’ importante in questo caso valutare caso per caso; ogni persona è diversa come struttura e conformazione )
Ulteriori fattori di rischio sono strettamente legati allo stile di vita. La sedentarietà prolungata, ad esempio, è responsabile di una significativa riduzione della forza e della stabilità muscolare del rachide lombare, con conseguente sovraccarico diretto dei dischi intervertebrali. Allo stesso modo, l’obesità comporta un aumento costante e cronico del carico biomeccanico sulla colonna vertebrale, amplificando la pressione intradiscale e accelerando la degenerazione strutturale dei dischi lombari. Infine, il fumo di sigaretta contribuisce ulteriormente al processo degenerativo discale attraverso effetti negativi diretti sulla microcircolazione sanguigna e sull’ossigenazione dei tessuti intervertebrali, compromettendo la capacità rigenerativa e accelerando il deterioramento delle strutture discali.
Non meno rilevante è il ruolo della predisposizione genetica, un aspetto spesso sottovalutato ma ormai ben documentato dalla letteratura scientifica. Studi approfonditi hanno evidenziato come specifiche varianti genetiche possano influenzare in maniera significativa la composizione biochimica, la struttura molecolare e le proprietà meccaniche dei dischi intervertebrali, determinandone una maggiore o minore suscettibilità alla degenerazione precoce e quindi all’erniazione.
Comprendere questi fattori di rischio permette non solo di individuare precocemente le persone più vulnerabili allo sviluppo dell’ernia lombare, ma consente anche di strutturare interventi preventivi mirati e personalizzati, utili a rallentare significativamente il decorso della patologia e ridurre l’impatto clinico di questa condizione.
Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare Sintomi
Le manifestazioni cliniche dell’ernia discale lombare variano in funzione del livello vertebrale coinvolto e della radice nervosa compressa. Tra le ernie lombari, quelle che interessano maggiormente gli spazi intervertebrali L4-L5 e L5-S1 presentano sintomatologie caratteristiche ben riconoscibili, che permettono spesso di localizzare con precisione la sede della lesione, ancora prima della conferma diagnostica tramite esami strumentali.
Sintomi specifici dell’ernia discale L4-L5
L’ernia discale localizzata nello spazio intervertebrale L4-L5 coinvolge tipicamente la radice nervosa L5, provocando sintomi distintivi. Il sintomo principale è il dolore lombare, spesso intenso e profondo, che tende a irradiarsi lungo la parte postero-laterale della coscia, attraversando la gamba e raggiungendo il dorso del piede. Tale distribuzione del dolore segue esattamente il percorso anatomico della radice nervosa L5 e può accentuarsi con particolari movimenti, come la flessione lombare o la torsione del busto, così come in seguito a sforzi o posizioni mantenute a lungo, ad esempio durante la guida prolungata o restando seduti per molto tempo.
Oltre al dolore irradiato, un altro sintomo rilevante è rappresentato dalla debolezza muscolare, specialmente nella dorsiflessione del piede. La compromissione della funzione della radice L5, infatti, riduce la capacità del paziente di sollevare il piede verso l’alto, causando un deficit motorio che può risultare evidente durante la marcia, con fenomeni come il piede cadente (foot drop). Questa debolezza spesso rende difficili attività quotidiane come camminare a lungo, salire le scale o mantenere l’equilibrio su superfici irregolari.
Un ulteriore sintomo caratteristico dell’ernia L4-L5 è costituito da alterazioni della sensibilità (ipoestesia, parestesie o formicolii) localizzate specificamente nella regione del dorso del piede, compresa l’area dorsale del primo dito (alluce). Queste alterazioni sensitive sono frequentemente percepite come fastidiose o disturbanti dal paziente e possono incidere negativamente sulla qualità di vita, influenzando anche l’utilizzo quotidiano di scarpe o calzature chiuse.
Sintomi specifici dell’ernia discale L5-S1
L’ernia discale nello spazio intervertebrale L5-S1 coinvolge prevalentemente la radice nervosa S1, dando origine a sintomi leggermente differenti rispetto alla precedente. In primo luogo, il dolore lombare associato è spesso intenso, acuto, e tende ad irradiarsi lungo la regione posteriore della coscia e della gamba, raggiungendo frequentemente la zona del tallone e la pianta del piede, lungo il decorso del nervo sciatico. Questo quadro clinico, tipicamente chiamato “sciatica”, è particolarmente intenso e fastidioso, con dolore che può peggiorare significativamente in posizione seduta prolungata o con movimenti che stressano il rachide lombare, come piegarsi in avanti.
La debolezza muscolare associata all’ernia L5-S1 interessa principalmente i muscoli che permettono la flessione plantare del piede, ovvero il movimento di spinta del piede verso il basso, tipico quando ci si mette in punta di piedi o si cammina rapidamente. Questo deficit può compromettere in particolare la fase propulsiva del passo durante la camminata, risultando evidente nell’incapacità di sostenere la spinta con forza sufficiente per attività come correre o salire gradini.
Infine, si riscontrano frequentemente alterazioni sensoriali, caratterizzate da riduzione della sensibilità, formicolii o sensazioni di intorpidimento localizzate lungo il margine laterale del piede e, specificamente, nella zona del quinto dito (mignolo). Questi sintomi sensoriali sono spesso percepiti come fastidiosi e limitanti, soprattutto durante attività che richiedono precisione e sensibilità tattile nel piede, come guidare o camminare a piedi nudi.
Identificare con precisione queste caratteristiche cliniche specifiche consente una diagnosi precoce e accurata, fondamentale per indirizzare tempestivamente il trattamento e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine
Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare: Diagnosi
La diagnosi di ernia discale lombare richiede un approccio integrato che combini l’analisi approfondita dei sintomi riferiti dal paziente (anamnesi), una valutazione clinico-neurologica dettagliata e l’utilizzo mirato di esami strumentali.
Durante l’anamnesi, il clinico indaga l’insorgenza, l’andamento e le caratteristiche del dolore, nonché eventuali fattori scatenanti o aggravanti (come sforzi, posture prolungate, colpi di tosse), la presenza di parestesie o debolezza muscolare e l’impatto dei sintomi sulla funzionalità quotidiana. Questa fase permette di orientare l’attenzione verso uno specifico livello vertebrale sospetto.
L’esame obiettivo neurologico ha un ruolo centrale: comprende test di forza muscolare (per identificare eventuali deficit motori), valutazione dei riflessi osteotendinei (come il riflesso achilleo e patellare) e prove di sensibilità cutanea segmentaria. Fondamentali anche i test provocativi, come il Lasègue e il Bragard, che possono evocare la sintomatologia irradiata tipica della compressione radicolare.
L’esame di riferimento per confermare la diagnosi è la risonanza magnetica nucleare (RMN), in quanto consente una visualizzazione ad alta definizione dei dischi intervertebrali, delle radici nervose e delle strutture circostanti. La risonanza è in grado di distinguere tra ernie contenute, protruse, espulse o estruse, e localizzarle con precisione, permettendo di correlare l’immagine radiologica con il quadro clinico. Le ernie a livello L5-S1 sono tra le più frequentemente documentate, e la risonanza consente anche di valutare eventuali segni di conflitto radicolare, edema o compressione severa che potrebbero indicare un trattamento più tempestivo o aggressivo.
In alcuni casi selezionati, soprattutto in presenza di segni neurologici gravi o dubbi diagnostici, può essere utile associare ulteriori indagini come l’elettromiografia (EMG) per valutare l’effettiva compromissione funzionale delle radici nervose coinvolte.
Ernia Discale Lombare Cosa non Fare Assolutamente?
Siamo arrivati quindi alla risposta della domanda: Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare? Affrontare un’ernia discale lombare richiede non solo sapere cosa fare, ma soprattutto conoscere con precisione cosa evitare. Alcuni comportamenti, seppur istintivi o comunemente consigliati da chi non è aggiornato, possono peggiorare il quadro clinico, cronicizzare i sintomi e ostacolare una ripresa funzionale efficace. Di seguito analizziamo nel dettaglio, con il supporto della letteratura scientifica, le principali azioni controproducenti da evitare in presenza di ernia del disco lombare.
1. Riposo assoluto prolungato
Uno degli errori più diffusi e radicati nella cultura del dolore lombare è il ricorso al riposo prolungato come presunta strategia terapeutica. Per anni si è creduto che ridurre al minimo i movimenti favorisse la “guarigione spontanea” del disco intervertebrale. Tuttavia, la letteratura scientifica ha smentito chiaramente questa credenza.
Il riposo assoluto, specialmente se mantenuto oltre i primi giorni di fase acuta, si associa a un peggioramento del quadro clinico per diversi motivi:
- riduce l’attivazione neuromuscolare, portando rapidamente a decondizionamento e atrofia muscolare, in particolare della muscolatura stabilizzatrice lombare e del core;
- favorisce l’instaurarsi di alterazioni posturali secondarie, con rigidità articolare e perdita di mobilità funzionale;
- può aumentare la percezione del dolore, in quanto il sistema nervoso centrale diventa più sensibile agli stimoli nocicettivi in condizioni di inattività prolungata.
Le linee guida cliniche internazionali, come quelle dell’American College of Physicians (Qaseem et al., 2017), raccomandano di mantenere un livello di attività compatibile con i sintomi, promuovendo un graduale ritorno alla mobilità funzionale, anche in presenza di dolore, purché tollerabile. In altre parole, il movimento dosato e guidato è parte integrante della terapia, non un rischio da evitare.
2. Uso indiscriminato e cronico di farmaci analgesici
I farmaci analgesici e antinfiammatori possono offrire un temporaneo sollievo sintomatico, ma non costituiscono una soluzione risolutiva per l’ernia discale. L’uso non supervisionato, prolungato o orientato unicamente a “spegnere il dolore”, comporta diversi rischi clinici e comportamentali.
Innanzitutto, l’uso cronico di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), miorilassanti o oppioidi può generare effetti collaterali sistemici, come disturbi gastrointestinali, epatici, cardiovascolari o di tolleranza farmacologica. In secondo luogo, il sollievo temporaneo indotto dai farmaci può portare il paziente a ignorare il carico funzionale reale delle strutture compromesse, esponendole a stress meccanici non adeguati.
Ancora più importante è il dato comportamentale: affidarsi esclusivamente al farmaco può rinforzare una visione passiva della guarigione, in cui il paziente aspetta di essere “curato” da qualcosa di esterno, invece di essere guidato verso una riabilitazione attiva e consapevole. Le linee guida NICE e le raccomandazioni di Foster et al. (2018) sottolineano che l’approccio farmacologico deve essere solo una componente temporanea e marginale della gestione complessiva, da affiancare sempre a interventi attivi (esercizio terapeutico, educazione, graduale esposizione funzionale).
3. Chirurgia immediata senza indicazioni precise
La chirurgia spinale, pur essendo in alcuni casi necessaria e risolutiva, non rappresenta la prima linea di trattamento per la grande maggioranza dei pazienti con ernia discale lombare. Studi randomizzati controllati di riferimento (Peul et al., 2007; Gugliotta et al., 2016) hanno dimostrato che, in assenza di segni neurologici severi o sindrome della cauda equina, un percorso conservativo ben strutturato (esercizio, fisioterapia attiva, educazione) ha esiti sovrapponibili alla chirurgia nel lungo termine, ma con rischi decisamente inferiori.
Intervenire chirurgicamente troppo presto, sulla base del solo dolore, può:
- esporre il paziente a complicanze post-operatorie (come infezioni, fibrosi cicatriziale, recidiva dell’ernia);
- generare aspettative non realistiche, con rischio di delusione e cronicizzazione in caso di risultati parziali;
- evitare l’apprendimento motorio e comportamentale necessario per prevenire recidive future.
La chirurgia trova indicazione solo in presenza di deficit neurologici importanti (come foot drop, incontinenza, ipo/areflessia marcata), fallimento documentato della terapia conservativa protratta per diverse settimane, oppure in casi di sindrome della cauda equina, che rappresenta un’urgenza neurochirurgica. In tutti gli altri casi, la scelta chirurgica dovrebbe essere ponderata, condivisa e non affrettata.
4. Concentrare tutta l’attenzione solo sul dolore
Una delle trappole più subdole nella gestione dell’ernia lombare è la focalizzazione ossessiva sul sintomo doloroso. Quando il dolore diventa l’unico parametro monitorato dal paziente e dal clinico, si rischia di attivare circoli viziosi cognitivi e comportamentali, tra cui:
- kinesiofobia, ovvero la paura del movimento, che porta a un progressivo evitamento funzionale e decondizionamento muscolare;
- iper-vigilanza sensoriale, con aumentata percezione del dolore e attenzione selettiva alle sensazioni corporee anche minime;
- passività terapeutica, con ricerca continua di terapie passive e sollievi immediati, anziché attivazione graduale delle risorse interne del paziente.
Come dimostrano gli studi di Vlaeyen et al. (2018), la paura del dolore e la catastrofizzazione predicono con forza l’esito negativo a lungo termine in pazienti con lombalgia, più della gravità iniziale del dolore stesso. In questo senso, l’approccio terapeutico più efficace è quello che sposta l’attenzione dal sintomo alla funzione, aiutando il paziente a comprendere che muoversi è sicuro, anche se a volte fastidioso, e che la riabilitazione si basa su piccoli adattamenti progressivi, non sull’assenza assoluta di dolore
Ernia Discale Lombare: Cosa Fare
Affrontare un’ernia discale lombare in modo efficace richiede un approccio ragionato, basato sull’evidenza scientifica e calibrato sulle specificità del singolo paziente. Lungi dall’essere un disturbo da affrontare con protocolli standardizzati, l’ernia del disco impone una valutazione individuale attenta, una presa in carico attiva e strategie terapeutiche che pongano il paziente al centro del percorso di recupero.
Va innanzitutto sottolineato un aspetto spesso trascurato nella comunicazione clinica: non tutte le ernie discali lombari sono sintomatiche. È ampiamente documentato in letteratura che un’elevata percentuale della popolazione presenta protrusioni o ernie discali evidenziabili alla risonanza magnetica senza alcuna sintomatologia clinica associata. Questo dato impone una riflessione critica: non è l’ernia in sé a determinare la sofferenza, ma il contesto neurofunzionale e clinico in cui si inserisce.
Per questo motivo, l’interpretazione degli esami strumentali deve essere sempre subordinata a una valutazione clinico-funzionale accurata, con particolare attenzione alla presenza di segni neurologici come:
- deficit di forza muscolare segmentaria,
- alterazioni dei riflessi osteotendinei,
- disturbi della sensibilità in dermatomeri specifici,
- in casi più gravi, segni di compressione nervosa severa o sindrome della cauda equina.
In presenza di tali segni, è necessario inviare tempestivamente il paziente al medico o al neurochirurgo di riferimento, per valutare l’eventuale indicazione a un approfondimento specialistico o a un intervento chirurgico.
La strategia conservativa rappresenta la prima scelta di trattamento nella grande maggioranza dei casi di ernia lombare sintomatica, e l’elemento cardine di tale approccio è l’esercizio terapeutico specifico, graduale e supervisionato.
Gli esercizi devono essere personalizzati in funzione dei sintomi, del livello di irritabilità, del profilo motorio del paziente e della fase clinica (acuta, subacuta, cronica). In particolare, per ernie localizzate a livello L4-L5 e L5-S1, le linee guida internazionali e l’esperienza clinica convergono su alcuni principi chiave:
- Stabilizzazione segmentaria: esercizi che attivano in modo selettivo la muscolatura profonda (es. multifido, trasverso dell’addome) per aumentare il controllo neuromotorio locale e ridurre il carico eccessivo sui segmenti lesi.
- Rinforzo funzionale del core: un core forte e reattivo permette una migliore gestione delle forze compressive e torsionali che agiscono sul rachide durante i movimenti quotidiani.
- Controllo motorio: l’allenamento della coordinazione tra bacino, rachide e arti inferiori consente di distribuire i carichi in modo più efficiente, riducendo la pressione intradiscale e prevenendo le recidive.
È fondamentale che l’esercizio non sia percepito come un “allenamento generico”, ma come una forma di rieducazione del movimento, strutturata e adattata alle capacità del paziente. In presenza di dolore, l’esercizio può (e spesso deve) essere eseguito entro una soglia tollerabile, perché l’esposizione progressiva e sicura è parte integrante del processo di desensibilizzazione neurofisiologica.
Un altro pilastro imprescindibile del trattamento è l’educazione del paziente. L’ernia discale è una condizione che può attivare paure intense legate al movimento, all’irrecuperabilità del danno, o all’idea di “essersi rotti”. Educare significa correggere queste credenze disfunzionali, spiegare in modo chiaro il meccanismo del dolore, l’importanza del movimento attivo e il significato dei sintomi.
Ridurre la kinesiofobia (paura del movimento) è un obiettivo prioritario nelle prime fasi del percorso. Il fisioterapista deve aiutare il paziente a ricostruire fiducia nel proprio corpo, fornendo strumenti pratici per affrontare le attività quotidiane in modo sicuro ma non iperprotettivo. Le strategie comportamentali includono:
- modifiche ergonomiche personalizzate (ma senza cadere nel perfezionismo posturale),
- strategie di pacing (frammentazione e gestione dei carichi),
- progressivo ritorno alle attività significative.
Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare Nella Fisioterapia?
Nel trattamento dell’ernia discale lombare è essenziale evitare le terapie passive che non apportano benefici funzionali documentati e rischiano di rinforzare la passività terapeutica del paziente. Le più comuni—laser, ultrasuoni, tecarterapia, massaggi indiscriminati—sono ancora ampiamente utilizzate nella pratica quotidiana, ma la loro efficacia clinica reale è, nella migliore delle ipotesi, limitata.
Una revisione sistematica di Babatunde et al. (2020) ha evidenziato scarso o nullo beneficio clinico di tali approcci nella lombalgia, soprattutto rispetto a interventi attivi. Non solo: l’utilizzo abituale di queste tecniche rischia di allontanare il paziente da un percorso di responsabilizzazione, favorendo l’idea che il miglioramento debba arrivare “dall’esterno”.
Ugualmente da evitare, soprattutto nelle fasi acute o sub-acute, sono gli stretching aggressivi, in particolare quelli in flessione lombare profonda o rotazione passiva forzata. In questa fase, il disco può essere ancora irritato o infiammato, e movimenti eccessivamente invasivi possono aumentare la sintomatologia o ritardare la guarigione.
Strategie efficaci per curare l’ernia discale L4-L5 e L5-S1
Una gestione realmente efficace dell’ernia lombare non si limita al trattamento in studio: continua nella vita quotidiana. Oltre agli esercizi supervisionati, è fondamentale che il paziente:
- mantenga una routine fisica regolare (camminata, attività a basso impatto, esercizio controllato),
- applichi comportamenti corretti nei gesti ripetitivi e nelle posture (senza diventare rigido o iperprotettivo),
- eviti le ricadute comportamentali legate alla paura o alla sedentarietà, anche quando il dolore migliora.
Ernia Discale Espulsa o Estrusa: Cosa Fare
Nei casi in cui la risonanza evidenzi un’ernia espulsa o estrusa, la presenza dell’immagine radiologica, da sola, non giustifica l’intervento chirurgico. Anche ernie voluminose possono andare incontro a fenomeni di riassorbimento spontaneo nel tempo, soprattutto se il sistema immunitario è stimolato da un’attività fisica controllata e da una buona regolazione meccanica.
La condizione richiede però un monitoraggio clinico stretto, con controlli neurologici periodici e un’attenta valutazione dei segni di progressione. In parallelo, si procede con una terapia conservativa intensiva, basata su esercizi mirati, educazione terapeutica, analgesia modulata e training progressivo alla funzione. Solo in assenza di miglioramento significativo dopo diverse settimane, o in presenza di deterioramento neurologico, si considera un invio chirurgico.
Conclusione sull’ Ernia Del Disco Lombare Cosa Non Fare
Trattare un’ernia discale lombare richiede tempo, competenza e coerenza. Non si tratta di “guarire un disco”, ma di ristabilire una relazione funzionale sana tra il paziente, il suo corpo e il movimento, indipendentemente dal grado di lesione anatomica.
Ogni intervento – dall’educazione all’esercizio, dalla gestione del dolore alla prevenzione – deve essere guidato da una logica di empowerment, non di controllo.
Il recupero migliore non è quello più veloce, ma quello che lascia il paziente più forte, più consapevole e meno dipendente dal sintomo.
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Bibliografia
- Swain CTV, Pan F, Owen PJ, Schmidt H, Belavy DL. No consensus on causality of spine postures or physical exposure and low back pain: A systematic review of systematic reviews. J Biomech. 2020 Mar 26;102:109312.